Da diversi anni la fotografia è diventata alla portata di tutti grazie alle reflex digitali, le fotocamere compatte e i cellulari con qualità di immagini sempre più evolute.
Oggi, a differenza di pochi decenni fa, non abbiamo più bisogno ad esempio, di comprare i rullini a bassi o alti ISO perché possiamo cambiarli direttamente ruotando una ghiera. Non abbiamo più bisogno di rientrare in 12-24-36 pose perché abbiamo la possibilità di scattare quante foto vogliamo fino a che non siamo soddisfatti. Ma soprattutto non abbiamo più bisogno di bagni chimici e camera oscura per sviluppare le pellicole.
Questo non vuol dire che le immagini non vengono più sviluppate ma semplicemente vengono sviluppate con metodi diversi.
Con la macchina analogica, dopo lo scatto, l'immagine veniva impressa sulla pellicola che era inserita all'interno della macchina, venivano scattate le foto, il negativo veniva sottoposto ai bagni e infine stampato.
Con la reflex digitale, l'immagine viene impressa nel sensore che crea tramite informazioni e algoritmi, un'immagine che sarà il nostro negativo digitale chiamato RAW.
Per sviluppare il negativo digitale RAW abbiamo due possibilità.
Possiamo impostare sulla macchina l'opzione JPEG: dopo lo scatto e l'acquisizione del RAW, il software della reflex sviluppa il negativo, secondo algoritmi propri della casa produttrice e ce lo restituisce convertito in formato JPEG.
Di buono c'è che questo formato è visibile da tutti, ha un ottimo rapporto qualità/peso ed è comodissimo perché una volta scaricata la foto sul computer, puo' essere inviata per mail, postata su blog o sui social senza nessun problema.
Di contro potrebbe succedere che durante lo scatto, nonostante le attenzioni, io abbia sbagliato l'esposizione, o è la macchina stessa a leggere un bianco in modo errato restituendoci una foto azzurrina. A quel punto si ha davvero poco da fare per recuperarla perché la foto è già stata sviluppata e non può essere sviluppata una seconda volta.
L'ultima spiaggia è far passare l'immagine JPEG attraverso programmi di editing come Pic monkey, Picasa, Photoscape che vanno a ritoccare la foto in modo permanente e anche distruttivo.
Per spiegarlo in modo fantasioso, è come se si andasse ad applicare e incollare un foglio di pixel chiari (se volessi illuminarla) o pixel più scuri (se volessi scurirla) e questo foglio, in quanto incollato, non potrà più essere rimosso.
Inoltre, ogni volta che viene fatta un'operazione di ritocco all'immagine, quest'ultima perde di qualità e al momento in cui vorrò postarla sul blog, magari ingrandita, notero' la perdita di un dettaglio o una brutta posterizzazione.
La maggior parte delle foodblfoggers pero' ha acquistato una reflex con sacrificio, non per avere foto sgranate ma per averle in una qualità pari al prezzo pagato.
E' quindi intelligente impostare sull' opzione RAW. In questo modo, diciamo alla fotocamera di restituirci senza alcuna modifica, il negativo digitale per darci la possibilità di svilupparcelo da soli.
Non è solo questione di sviluppare a nostro piacimento (senza sottostare all'automatismo degli algoritmi della macchina) oppure avere la possibilità di correggere eventuali errori; è anche questione di pixel e profondità colore.
Un'immagine bianco/nero in JPEG lavora con 8 bit, ovvero 256 livelli colore dove il nero corrisponde allo "0" e il bianco assoluto al "255". Tra lo 0 e il 255, ci sono le gradazioni dei grigi. Un JPEG a colori lavora con 256 livelli elevati alla terza (ovvero per i 3 colori primari) per un risultato di poco più di 16milioni di colori.
Niente male, verrebbe da dire, ma se pensiamo che il RAW non lavora con 8 bit ma con 12 bit che corrispondono a 68miliardi di colori o anche 14 bit che corrispondono a 4 triliardi di colore, a quel punto vi rendete conto da soli che abbiamo tantissime informazioni in più sulle quali lavorare.
Inoltre lo sviluppo fatto sul raw non è distruttivo, perciò potremmo ipoteticamente sviluppare, cambiare, modificare il nostro raw milioni di volte, senza nessuna perdita di qualità.
Il raw pero' è un formato proprietario e in quanto tale, non è visibile da tutti, per questo che è necessario il passaggio attraverso un programma di sviluppo digitale e la successiva conversione in un formato leggibile come il JPEG.
La fotografia inizia quindi dallo scatto e finisce con lo sviluppo, necessario sia all'epoca dell'analogico sia oggi con il digitale, a rendere visibile l'immagine.
Quale differenza c'è tra sviluppo e post-produzione?
Facciamo chiarezza ora sull'uso di vocaboli errati che stanno da diverso tempo prendendo piede nelle conversazioni tra bloggers.
Una volta che ho il raw "in mano" dovrò svilupparlo.
Esiste una grande differenza tra sviluppo e post-produzione.
Lo sviluppo è quello che applico al negativo, esattamente come avrebbe potuto fare , a modo suo , la macchina. Invece di esporre per più o meno tempo l'immagine alla luce o tenerlo più tempo negli acidi in camera scura, sposterò semplicemente i cursori dell'esposizione, delle luci, delle ombre etc...
Una post-produzione è un elaborazione più intensiva che puo' arrivare ad una post-produzione spinta come nel caso dei visi vellutati delle modelle, lo snellimento delle forme o nel nostro caso, il creare anche dal nulla, un set direttamente con photoshop senza che sia stato mai creato nella realtà, oppure trasformare una mela da rossa a blu.
Personalmente ritengo che nel nostro lavoro di food photographer, non sia affatto necessario stravolgere le immagini ma anzi, sia importante mantenere l'integrità sia del colore che della forma del cibo.
Per questo è d'obbligo, fotografare già con le giuste luci e impostazioni: il lavoro finale della nostra fotografia del cibo dovrebbe essere quello di riportare in evidenza solo i pixel che ci interessano e non un lavoro di ritocco, correzione e stravolgimento.
Quanto sviluppo e quanta post-produzione c'è in queste foto?
Questo è un mero sviluppo: come possiamo vedere, ho aumentato pochissimo i contrasti, intensificato i neri e dato nitidezza e dettaglio. La foto ottiene più carattere, stile e fermezza mantenendo inalterate le sensazioni naturali che ci si aspetta di vedere. Sono state rivalutati i tratti e le peculiarità ruvide del mandarino, il colore è lievemente più intenso e luminoso. Questa foto non è stata affatto post-prodotta.
In questo caso abbiamo una post-produzione, ovvero mi sono allontanata dalla realtà, sfalsando i colori, aggiungendo patine, desaturando o applicando chiaro-scuri irreali. Ho sicuramente creato un'immagine distinta, con uno stile peculiare ma che si discosta dalla nostra idea di cibo legato alla gola. Viene visto come fosse un quadro senza quindi la presunzione di colpire per l'aspetto gustativo, quello che fa venir voglia di mangiare o riprodurre la ricetta. Il fatto di voler rendere meno banale uno scatto di cibo con effetti anticati o presets per quanto mi riguarda, non solo viene meno all'obiettivo della foodblogger ma alcune volte, parlo per esperienza, è anche un modo per nascondere incapacità legate a bilanciamenti sbagliati e contrasti di luci e ombre non corrette già dallo scatto.
Quest'ultimo caso riguarda una post-produzione più spinta. Simpatico si', ma non è certo quello che ci si aspetta da un blog di ricette. A meno che non ci sia esplicita richiesta, in un normale blog o una rivista di cucina, si tende a fotografare per esaltare al massimo il senso della vista atta a compensare gli altri sensi che non possono essere coinvolti come l'odorato, il gusto e il tatto.
Quando scattiamo in RAW, il passaggio successivo obbligatorio è lo sviluppo, non la post-produzione.
Ci serviremo della post-produzione in casi particolari come foto che necessitano di tagli, raddrizzamenti o correzioni di una macchia sfuggita al momento dello scatto, tutte operazioni che tendono ad una miglioria senza intaccare la naturalezza.
L'uso del solo formato JPEG per le foto, non può essere motivo d'orgoglio: è un vero peccato avere in mano una bella macchina come una full frame e utilizzarla come fosse una compatta, scattando in automatico o in JPEG. Uno spreco poco intelligente.
La foto deve essere buona già al momento dello scatto.
La foto deve già uscire in ottime condizioni dalla macchina, ovvero il sensore deve essere impressionato con luci e contrasti corretti.
Non si puo' pretendere di fare una foto sbilanciata o sotto/sovraesposta e poi pensare di poterla "correggere" con l'aiuto di una p.p.
Non è solo controproducente per chi vuole imparare a fotografare, perché si continua a fare lo stesso errore tecnico sapendo di poterlo "tamponare" o nascondere con gli effetti, ma è anche il modo sbagliato per esibire al massimo le vostre qualità culinarie.
Quale programma scegliere per lo sviluppo delle foto?
Il programma migliore, a mio avviso, è sicuramente Adobe LightRoom.
Photoshop rimane il programma di editing più conosciuto e più potente al mondo ma nel nostro caso specifico che non contempla manipolazioni o stravolgimenti ma il solo sviluppo, LR svolge questa funzione nel migliore dei modi.
LightRoom ci aiuta a visualizzare, selezionare, catalogare sviluppare, post-produrre e esportare in formati visibili in modo semplice e intuibile.
La prossima volta parleremo degli errori comuni alle foodblogger nella food photography...
Grande come sempre
RispondiEliminaIo mi iscrivo. Pure se fai il corso a Sion! Ne ho bisogno!
RispondiEliminaInteressantissimo post! Non vedo l'ora di leggere la prossima puntata ;)
RispondiEliminaHo partecipato ad un corso di fotografia pochi mesi fa utilizzando il cellulare -ovviamente si trattava del livello base. adesso sono in attesa dell'offerta giusta per passare alla reflex! intanto faccio tesoro di questi tuoi consigli, sperando mi servano presto :)
io aspetto info isolane, intanto mi sto facendo un corso base con un fotografo, giusto per non aver bisogno dell'interprete quando si parlerà di iso, tempo e diaframma :)
RispondiEliminaMi passeresti la ricetta del mandarino viola?!!
RispondiEliminaAhahahah ... dai scherzi a parte, io non vedo l'ora e tu sai di cosa!!
Baci grandissima donna e fotografa!!
Un bel corso a Palermo? Se ti interessa ho anche la location e credo anche un discreto numero di gente interessata.
RispondiEliminaUn bel corso a Palermo? Se ti interessa ho anche la location e credo anche un discreto numero di gente interessata.
RispondiEliminasi, scendo, contattami per la location...
EliminaIo sono interessata! Scendi giù a Palermo?
RispondiEliminaSei una grande!!! Complimenti cara...ti seguo sempre!
RispondiEliminaLa date di Bologna sono 12/13 oppure 19/20 marzo? Non trovo la sezione gruppi per i workshop!!!grazie Marinella
RispondiEliminasono il 12 e 13 ma tutti i corsi sono pieni...dovrai aspettare i prossimi, ok? seguimi su fb così non perdi le prossime locandine...
RispondiEliminaOhhh!!! Accipicchia, ok ti seguo!
RispondiEliminaCiao
Ma dalle parti di Genova non hai niente in programma?
RispondiEliminal'ho fatto l'anno scorso ed era in assoluto la mia ultima volta:-)
RispondiEliminaPerché che è successo? Non ti conoscevo l'anno scorso!!!
Eliminaaspetto con ansia gli errori comuni, che senz'altro farò tutti, dal primo all'ultimo! Ma vero che dici anche come correggerli no? ;-)
RispondiEliminaSono assolutamente daccordo sul fatto che la post produzione è necessaria solo quando la foto non è venuta bene...da noi si dice che serve per metterci una pezza. Personalmente per lo sviluppo uso il programma della Canon e mi trovo bene. E' semplice e intuitivo, e gratuito. Non ho mai provato questo famoso LR. Ofre molte più possibilità?
RispondiEliminaSei una maestra. Spiegazione dettagliata, precisa e utile.
RispondiEliminaGrazie!
Me me sono accorta che la foto post-prodotta viene molto più bella. Lo ritengo indispensabile infatti.
RispondiEliminaTienici informate sui corsi futuri a Bologna. Le tue spiegazioni sono molto chiare.
Scusa, ho riletto attentamente tutto il post e mi sono accorta che avevo capito male (oltre ad avere visto che è stato pubblicato due volte il mio commento).
RispondiEliminaVolevo dire che è indispensabile scattare le foto in Raw e svilupparle. Vengono molto più belle!
io voglio mangiare quel mandarino viola! il viola del resto è il mio colore preferito! :-)
RispondiEliminagrazie grazie grazie Moniqu' è un post da stampare e conservare!
Articolo molto interessante sopratutto per un neofita! Però non sono per nulla daccordo su questo confine cosi netto che fai tra post-produzione e sviluppo: ritagliare, addrizzare e correggere l'esposizione (nei limiti concessi dalla latitudine di posa della pellicola/sensore) secondo me vanno visti più come sviluppo. La post-produzione è uno strumento nella mani del fotografo/artista. A volte serve, a volte no e a volte se ne abusa ma, non andrebbe demonizzato a priori.
RispondiEliminaciao Laura, sono d'accordo, infatti l'ho scritto nel terzultimo capoverso. Un bacio!
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