domenica 18 settembre 2016

Corona di pane e tapenade di olive nere


Alle ore 8,30 di stamattina, in Rue C. B****, si è verificata una forte esplosione, proveniente dal quinto piano.La polizia elvetica, prontamente intervenuta, ha potuto appurare che nel condominio non ci sono feriti ma che nell'appartamento in questione, residui di un oggetto molle non identificato, ricoprivano pareti , soffitti e pavimenti. Arrestata l'iinquilina che mentre veniva portata in questura, continuava a ripetere:
- " Ve lo giuro, è solo pasta madre!

Da sempre sono amante del pane, tutto il pane. Più come assaggiatrice che come fornaia. Poi grazie ad alcuni maestri francesi ho iniziato ad appassionarmi fino al botto. Non nel senso figurato ma fisico, difatti sono riuscita a far esplodere la pasta madre che ho provato a curare e nutrire (forse troppo?) fino all'esplosione. Da quel giorno ho pensato fosse meglio continuare con il mio pane ad alta idratazione con lievito di birra, senza scomodare troppe muffe e batteri. 
La notte mi sogno le forme e gli abbinamenti e il giorno riproduco le folli idee notturne. 
Questo pane semplicissimo ma d'effetto l'ho fatto copiando il famoso Pain d'Epí, un pane francese a forma di spiga (qui sotto una foto dal web, del pane pronto per la cottura).
Non è affatto difficile ma potete benissimo formare delle piccole pagnotte, sistemarle una accanto all'altra e continuare la lievitazione negli appositi cestini. I cestini da lievitazione ve li consiglio caldamente se siete appassionate di belle forme di pane. Ne ho trovati di belli nel sito Livingo, economici e in diverse dimensioni. Da Livingo ho preso anche le forbici, affilate e leggere per fare questi tipi di tagli, le potete trovare qui.



Per variare dal pane tradizionale, ho deciso di raccoglierlo in ciambella e farcirlo con una pasta di olive nere.
E' morbidissimo e profumato, sparito in un attimo.

Per una corona:

200 g farina 00
50 g manitoba
2,5 g lievito secco
130-150 acqua
4 g sale
qualche cucchiaio di tapenade di olive
olio

Impastare le farine con il lievito, il sale e l'acqua. Dovrà risultare appiccicoso e morbido. Lasciatelo nella ciotola, passate un filo d'olio intorno e coprite a campana per 1 ora. Quindi fate qualche piega S&F e coprite per un'altra ora. Continuate per altre due volte. L'impasto deve aver raddoppiato il suo volume (io tengo sempre una spia di riferimento accanto). Stendete l'impasto in un rettangolo di circa 30x20. Spalmate la tapenade e arrotolate delicatamente (l'impasto è comunque morbido). Formate una ciambella e partendo dalla giuntura, praticate dei tagli con la forbice pizzicando la pasta e rovesciando il lembo all'indietro. 
(immagine web)


Continuate per tutta la lunghezza e fate lievitare ancora per una mezz'ora. Spennellate di olio e infornate in forno già caldo a 180° fino a doratura. Fate raffreddare del tutto.



SHARE:

martedì 6 settembre 2016

Pink sandwich e...fertility day



In redazione l'ansia è palpabile: l'agenzia ha ricevuto l'incarico di una grande campagna d'informazione, un progetto a livello nazionale che viene dritto dritto dal Ministero della Sanità Italiana.
I creativi dello studio, i giornalisti, il capo della sezione, il capo redattore, la segretaria Carlotta ed i fotografi sono pronti per ricevere la commissione dal presidente delle comunicazioni del ministero.
Tutto lo staff tecnico ed artistico è in fibrillazione per la nuova sfida, si attende il tema da sviluppare.
Il Signor Luigi Santo Della Rovere entra in sala accompagnato dalla giovane assistente che porta con eleganza e sensualità una cartellina marrone.
Tutti salutano in coro, lui saluta con un cenno di mano.
I dipendenti e superiori si siedono in un gran rumore di sedie.
-"Grazie a tutti per essere venuti di domenica. Mi spiace per le vostre famiglie ma ho preferito organizzare il meeting oggi stesso, in modo che questa notte sia già prolifera per le vostre idee, visto che la consegna è per martedì."
In sala si leva un lieve rumoreggiare e tra qualche parolaccia che vola una voce si distingue, quella del capo sezione che esclama:
-"È inumano organizzare una campagna in due giorni!"
-"È domenica mattina - risponde il Signor Della Rovere - quindi i giorni sono tre. Ha un grande staff, sono sicuro che riuscirete a fare una campagna formidabile come nel vostro stile. Il budget non deve superare la cifra qui indicata. Niente vip, niente location, solo un paio di modelle. Il resto tutto grafica. Voglio frasi d'impatto, voglio un lavoro pulito e deciso. Voglio il massimo. Voglio che il Ministero sia orgoglioso del lavoro. La mia segretaria vi lascerà la cartella con il tema, io vi saluto. Ho un volo per Maracaibo. E' il compleanno del chiwawa della mia fidanzata, non posso mancare."
In sala i giovani si guardano, salutano alzandosi leggermente dalla sedia, altri sono a bocca aperta, due di loro sono già con le mani nei capelli.
Appena si chiude la porta, un giornalista leggermente infastidito dai tempi e dai modi del Signor Luigi Santo, si alza e esclama a voce alta e tono fantozziano:
-"La campagna del ministero è una gran..."
Fortuna che non fa in tempo a  finire la frase: i colleghi gli tappano la bocca, gli intimano di calmarsi.
Il capo redattore prende le redini, calma gli animi e si prepara ad aprire la cartella con il tema.
All'interno però trova solo un foglio con un inchiostro grossolano, un foglio passato via fax dal ministero, dove i caratteri sono quasi illeggibili. Le O sono piene di macchie nere, le E si confondono con le F. Sembra un lettera in braille.
-"Quindi? - esclama un giovane creativo - ditemi che è per l'abuso di alcool, ho già lo slogan pronto!"
-"Ma che dici - dice un altro - per l'abuso di alcool, fumo e droga l'abbiamo fatto 1 anno fa! Speriamo che sia per l'aiuto alla ricerca, che abbiamo già delle foto di stock pronte."
Il redattore fatica a leggere:
-"Ehm, sembra ci sia scritto... Rettily Day."
-"Ma che significa? - tuona il fotografo - dammi 'sto foglio, fai vedere a me."
-"Beh no, questa senza dubbio è una F, quindi sarà Feticci Day. Forse qualcosa di sado-maso."
-"Ma che state dicendo ragazzi? Abbiamo pochissimo tempo e lo stiamo usando per decifrare questo stupido fax, dai a me!" esclama il giornalista.
-"Mmmh dunque, sulla F siamo tutti d'accordo. Il resto potrebbe essere Fateli? Fateli Day?
-"Ma fateli cosa? Ma non si può chiamare il ministero per avere delucidazioni?"
 -"Ah sì? Di domenica mattina? Pensi che ti risponda qualcuno?"
Nel brusìo e nervosismo generale Carlotta riceve in mano il foglio e  dopo averlo osservato in silenzio sentenzia, calma:
-"Per me è Fertility. Fertility Day! Secondo me la Lorenzin vuole fare un po' la paternale a queste coppie pigre di oggi, ricordare che l'orologio biologico esiste, che non si deve ignorare! E magari parlare di prevenzione, di situazione demografica, delle malattie sessualmente trasmissibili..."
Gli uomini della sala si guardano in silenzio annuendo.
-Ma certo!! Grazie Carlotta, è Fertility Day!"
Tra bicchieri d'acqua e tablet, finalmente l'aria si distende. Si sente un mormorìo leggero, qualche risata sollevata, un creativo batte le mani, il fotografo si congratula con la segretaria.
-"Iniziamo subito ragazzi!  Voglio immagini chiare, cartoline a go-go, tanti slogan ad effetto, caratteri cubitali in bianco e rosso. Carlotta, tu fissa una modella ed uno studio fotografico."
-" Ma è domenica!"
- "Ah già. Ok, allora chiama la nipote della concierge. E' carina ed andrà più che bene. Fai fare spazio nella sala colazioni che ci facciamo il set, tanto lo sfondo lo lavoriamo dopo con Photoshop! Avanti, al lavoro!"

Italia, mercoledì ore 8,00
La nuova campagna Fertility Day viene divulgata in cartaceo ed in tutti i social, con hashtag, siti, foto, slogan. Viene organizzato anche in tutte le piazze per il 22 del mese corrente un evento atto a promuoverla. Vengono coinvolti  medici, maestri, dottori e ginecologi. In meno di 48 ore, lo staff intero ha fatto un lavoro enorme, sostenuto grazie ai soldi degli italiani che pero' non reagiscono troppo bene.
Il primo impatto sui social è durissimo e virale: nel giro di 2 ore si scatenano chat, mail di insulti, proteste ed offese.
Le donne in prima fila.
Quelle che vorrebbero un figlio ma che non possono averlo, quelle che potrebbero ma non hanno le possibilità economiche. Quelle che corrono in cantina e rispolverano i cartelloni delle manifestazioni sessantottine "l'utero è mio, e lo gestisco io". Quelle che tristi, schifate, sorprese e basite si ritirano dai commenti, quelle che insoddisfatte dalla loro vita, trovano in questo mercoledì, una bella polemica su cui straparlare su fb, anche se non sanno nemmeno qual è l'argomento.

Maracaibo, mercoledì ore 12,00
In una spiaggia privata, sotto ad un gazebo di lino bianco, il ministro Lorenzin chiacchera amichevolmente con la fidanzata del Signor Luigi Santo quando viene disturbata dalla chiamata di Paolo, il suo braccio destro rimasto in Italia.
-"Uff, scusa ma è il lavoro, risponderò dopo. Insomma cara, ti stavo dicendo, è proprio dopo quell'evento che ho pensato: ma sì! Facciamo una giornata dedicata allo scazzo. Almeno per un giorno voglio essere io a spingere giovani, adulti e perché no, anche gli anziani, a fregarsene per un'intera giornata. Invitarli a bere, fumare e ingozzarsi di Nutella come se non ci fosse un domani. Mi devo rinnovare, devo ringiovanire la mia immagine di ministra della salute! Ho voluto chiamare questa campagna Fottitene Day, che ne dici? Penso proprio che sarà un successone! Vedrai come ti riguadagno punti agli occhi dei giovani!"
Il telefono risuona, questa volta senza alcuna intenzione di smettere.
-"Ao', Paoli', chevvoi? Hai rotto erca'. So' in vacanza, che rompi?"
Dall'altra del parte del mondo, la voce del braccio destro:
-"A Beatri', è successo un casino. Vedi di veni' che qui so' cazzi."


Per 4 panini

200 g farina
5 g sale
2 g lievito secco
100 g di barbabietola già cotta
40 g circa acqua
1 cucchiaio di semi di chia

insalata riccia
caprino
noci

In una grande ciotola, mettete la farina, il lievito, il sale e i semi. Aggiungete la barbabietola cotta, sbucciata e frullata. Unire l'acqua fino ad ottenere un impasto un po' appiccicoso. Aggiungere un cucchiaio d'olio e coprire a campana per 1 ora. Praticare delle pieghe S&F e coprire ancora a campana. Continuare ogni ora (circa 3-4) fino al raddoppio dell'impasto.
Dividere l'impasto in 4, pirlarli per formare dei panini, adagiarli nella leccarda coperta da carta forno e lasciare lievitare fino al raddoppio. Accedere il forno a 180°, spennellare dolcemente la parte superiore dei panini con acqua e cospargere di semi. Cuocere per circa 15 minuti o quando il sopra comincia a dorarsi. Far raffreddare del tutto, tagliare a metà e farcirli con insalata riccia, caprino e noci.



SHARE:

lunedì 23 marzo 2015

Navette al latte e...la follle


In una cucina di 4 metri per 3, sopra la tavola di vetro smerigliato, si innalza una sedia. Sopra la sedia, la gamba sinistra di una donna con una tuta da jogging, piedi nudi, una felpa con cappuccio che copre interamente la testa e una sciarpa di lana. La gamba destra è poggiata sulla finestra che da sul tetto. 
Davanti a lei un cavalletto esteso alla massima lunghezza. Sopra al cavalletto una macchina fotografica e davanti ad essa, sopra la tavola di vetro smerigliato, una tavola di plastica da bambini  con sopra due scatole (una sopra l'altra, neanche a dirlo...) e ancora sopra, una tavola in legno.
Una sorta di matriochka che si sviluppa in altezza.
Sopra la tavola in legno giace un tovagliolo e un coltello. Ai lati ci sono 3 pannelli in tre materiali e grandezze diverse, sorretti dalle ante della finestra, in bilico tra la tavola di legno e i lampadari da soffitto dell'Ikea. 
La finestra è aperta e fuori c'è una bellissima giornata di neve svizzera con una simpatica temperatura glaciale.
La donna ha il naso rosso, geme per lo sforzo dei femorali posteriori e in un equilibrio da far invidia ad una circense cinese, imprecando in greco antico, scatta foto ad un panino al latte.
Sì perchè questa simpatica allieva Orfei, il panino lo vuole immortalato con una luce che solo lei sa quale.
Nel momento di massimo sforzo fisico e mentale, delle giovani voci si avvicinano alla porta di entrata. 
Cielo, mio figlio con gli amici!
I quattro si piantano davanti alla porta della cucina. Osservano la scena, le loro teste fumano nel tentativo di trovare una spiegazione plausibile a quello che vedono.
E' già tanto se non tirano fuori i cellulari per scattare foto a questo strano macaco.
Dieci secondi di misterioso silenzio. La donna spera che almeno uno su quattro, stia pensando qualcosa del tipo:
"Ah sì, è normale, fa le foto per il blog."
E invece il silenzio si fa albume montato a neve e qualcuno sente il bisogno di romperlo:
"Bonsoir Madame."
In tre guardano il figlio della circense con strane espressioni del viso. Si infilano in camera e attraverso la porta chiusa si sente un:
-"Qu'est ce qu'elle fou, ta mer??"* 
Seguìto da una risposta dall'aria rassegnata:
-"Elle est folle"
Dono della sintesi maschile.
SHARE:

lunedì 29 settembre 2014

Focaccia gorgonzola noci e pere



Ho inventato la focaccia con gorgo-noci e pere.
Avanti, non ditemi che è una cosa banale perché altrimenti il web ne sarebbe pieno e invece, niente, dopo attente analisi su google, vedo che ci sono pizze gorgo e noci, ci sono torte salate gorgo e pere ma FOCACCIA con i tre moschettieri, nessuno l'ha fatta: sò prima!! Bomba libera tutti!!
E son soddisfazioni, solo che Moniqù, come ormai mi chiamano le amichette, presa dall'emozione, si è ricordata di mettere le pere solo all'ultimo momento, ovvero quando il resto della focaccia era già stata quasi digerita.
Càpita.
C'è chi si dimentica di mettere il lievito nelle torte o chi non sala l'acqua per la pasta. Robuccia.
Io avevo le pere davanti agli occhi, comprate per l'occasione, scegliendo anche la tonalità giusta per il set e le ho lasciate là, che mi guardassero incredule mentre scattavo le foto alla focaccia gorgo-noci e pere, senza pere.
Potevo fare la foodblogger malata che non posta se la foto non è perfetta ma no, ho deciso che ne valeva davvero la pena, anche se le pere non sono presenti in tutti gli scatti.



Per 1 focaccia

200 g farina 0 (io ho usato la T55 francese)
4 g sale
2 g lievito di birra fresco
150 g acqua tiepida
100 g gorgonzola 
una manciata di noci
1 pera kaiser

In una ciotola piccola, mescolate la farina con il sale. In una grande ciotola, sciogliete il lievito con l'acqua. Versate il primo mélange nel secondo e mescolate con un cucchiaio di legno per ottenere un impasto un po' appiccicoso. Oliate un'altra ciotola e adagiateci l'impasto. Ricoprite a campana con l'altra ciotola e far riposare 30 minuti. Passati i 30 minuti, sempre lasciando l'impasto nella ciotola, fate delle pieghe semplici prendendo i lembi e portandoli verso l'interno:




Coprite e lasciate riposare ancora per 30 minuti. Ripetete le pieghe e coprite. Lasciar passare altre 3 ore, ricordandosi di fare le pieghe ogni 30 minuti. In tutto sono 4 ore di lievitazione lavorata, con 8 operazioni di pieghe. All'ultima operazione, la pasta sarà piena di bolle d'aria molto grandi. Ricordatevi sempre di oliare un po' la ciotola o comunque di non farla mai rimanere senza olio. Rovesciatela su una teglia coperta di carta da forno e con delicatezza, per non sgonfiare l' impasto. Coprite a campana e lasciate riposare per 10 minuti.  Appiattite con le mani, per formare la focaccia  e lasciatele riposare ancora 10 minuti.
Tagliate a pezzetti il gorgonzola e distribuitelo sulla focaccia, lasciando un paio di cm di bordo, unire anche le noci spezzettate con le mani e lasciarla lievitare altri 10/20 minuti.
Nel frattempo riscaldate il forno a 240°. Infornate per circa 20 minuti o fino a che la pasta sia dorata e il gorgonzola sciolto.
Mettete sempre la carta forno sotto la focaccia: lievitando in forno, si gonfierà ed è possibile che il gorgonzola scenda dai bordi.
Lavare bene le pere, tagliarle  a fette sottili e adagiarle armoniosamente sulla focaccia.
Servire subito.






SHARE:

venerdì 26 settembre 2014

Focaccine ai pomodorini


Detesto ciò che sto per fare ma dicono che è necessario. 
Devo promuovermi.
Non mi so vendere, questa è la verità. Non sono una buona imprenditrice di me stessa. Sono piuttosto una Madre Teresa, visto che mi viene più spontaneo aiutare per niente, che per costruirci un business. 
E oggi come oggi non è propriamente una virtù.
Bon, bando alle ciance.
Sono qui, in veste di promotrice di me stessa per comunicarvi che terrò

 un corso di Food Styling, 
il giorno 26 Ottobre 2014 
in quel di Milano

Il corso, indirizzato a foodbloggers (e chi sennò?), verte a spiegare l'importanza della composizione fotografica, il valore dei colori, delle linee e delle armonie.
I foodbloggers non sono professionisti con attrezzature, ma donne (e uomini) con altri tipi di lavoro, con figli che scorrazzano qua e là, compagni impazienti che vogliono mangiare caldo e soprattutto cucine che sono SOLO cucine e non enormi light box.
Il mio obiettivo sarà quello di mostrarvi con teoria e pratica, come ottenere piatti appetibili, foto armoniose e set equilibrate, senza bisogno di studi fotografici, faretti e ombrellini, per rendere le foto del vostro blog ancora più belle.
In tutto questo, sarò egregiamente sostenuta da un tecnico della fotografia: il Signor Luca di Fotocibiamo che risponderà a tutte le domande che vi siete sempre fatte e che non avete mai osato chiedere.
E sto parlando di fotografia eh.
Al termine del corso, vendita di pentolame con base di eternit e materassi sintetici con acari in offerta. 
Sto a scherzà: al termine del corso potrete abbracciarmi e chiedermi la foto autografata.
Scherzo ancora. Io non un discorso serio mai, eh?
Ok, ricomincio: al termine del corso, magari non sarete brave come Newton ma vi sarete divertite.
Se ho stuzzicato il vostro interesse, scrivetemi una mail o contattatemi tramite FB.
Ecco, e il mio sporco lavoro l'ho fatto.



Ora mi rilasso, vi parlo brevemente della ricettina di oggi che mi è tanto piaciuta. Semplice ma rustica al punto giusto.
Un impasto di quelli belli idratati come piacciono a me, lievitazione calma e profumi di campagna.



Per 3 focaccine

400 g farina 0 (io ho usato la T55 francese)
10 g sale
4 g lievito di birra fresco
300 g acqua tiepida
3 grappoli di pomodorini ciliegia (io ne ho usato un tipo rosso, uno giallo e uno verde)
aglio
olio

In una ciotola piccola, mescolate la farina con il sale. In una grande ciotola, sciogliete il lievito con l'acqua. Versate il primo mélange nel secondo e mescolate con un cucchiaio di legno per ottenere un impasto un po' appiccicoso. Oliate un'altra ciotola e adagiateci l'impasto. Ricoprite a campana con l'altra ciotola e far riposare 30 minuti. Passati i 30 minuti, sempre lasciando l'impasto nella ciotola, fate delle pieghe semplici prendendo i lembi e portandoli verso l'interno:



Coprite e lasciate riposare ancora per 30 minuti. Ripetete le pieghe e coprite. Lasciar passare altre 3 ore, ricordandosi di fare le pieghe ogni 30 minuti. In tutto sono 4 ore di lievitazione lavorata, con 8 operazioni di pieghe. All'ultima operazione, la pasta sarà piena di bolle d'aria molto grandi. Ricordatevi sempre di oliare un po' la ciotola o comunque di non farla mai rimanere senza olio. Rovesciatela su una teglia coperta di carta da forno e con delicatezza, per non sgonfiare l' impasto e non rompere le bolle. Coprite a campana e lasciate riposare per 10 minuti. Dividete l'impasto in 3 parti, appiattitele con le mani, per formare le focaccine e lasciatele riposare ancora 10 minuti.
"Tamponate" le focaccine con dell'aglio diviso a metà.
Guarnite con i grappoli di pomodorini (io qualcuno l'ho aperto e strizzato sopra l'impasto). Passate un filo d'olio e lasciarle lievitare altri 10/20 minuti.
Nel frattempo riscaldate il forno a 240°. Infornate per circa 20 minuti o fino a che la pasta sia dorata.
Per sapere se è cotta, battete il sotto della focaccia con un cucchiaino. Se il suono è secco è pronta.
Lasciare il rametto del grappolo è giusto un vezzo fotografico, io vi consiglio di mettere solo i pomodorini!





SHARE:

mercoledì 10 settembre 2014

Focaccia di patate con pomodorini ciliegia





Le patate, come le banane negli impasti dolci, rendono tutto più morbido. Sono facilissime da fare, una delle prime cose che impari, una delle prime cose che mangi schiacciate dalla forchetta quando ancora non hai denti e forse una delle ultime cose che mangerai schiacciate con la forchetta quando ormai sei senza denti.
La patata è versatile, cucinabile in mille modi, in cento varietà diverse, in tutto il mondo.
C'ha proprio ragione Rocco: viva la patata.
Oggi vi propongo questa focaccia nata per equilibrare i tempi lunghissimi delle ultime lievitazioni che ho postato sul blog.
Per una volta non vi propino il mio amato metodo Hadjiandreou.


Per una teglia di 20x30

200 g farina di semola macinata fine
100 g manitoba
7 g lievito fresco
5 g sale
1 patata media (circa 70/80 g)
200 ml acqua

500 g pomodorini ciliegia
origano secco
olio
basilico fresco
sale pepe

Lessate in acqua bollente salata, i 70/80 g di patata, togliete la buccia e schiacciatela con la forchetta o con lo schiacciapatate.
In una ciotola o nella planetaria, unire le due farine e la patata. Lavorare qualche secondo e aggiungere il lievito sciolto in acqua leggermente tiepida.
Continuate a lavorare l'impasto che sarà un po' appiccicoso. Aggiungete per ultimo il sale, impastate fino ad ottenere una palla liscia. Ungete con poco olio una grande ciotola, adagiateci l'impasto, coprite con un panno e lasciate lievitare fino al raddoppio (circa 2 ore).
Fate scivolare l'impasto (che a quel punto sarà abbastanza slegato, un po' appiccicoso e pieno di bolle d'aria) in una teglia unta con dell'olio.
Con le dita allargate la focaccia fino ad arrivare ai bordi (in questo modo l'olio e il sughetto dei pomodori resteranno a contatto con l'impasto e gli daranno gusto e la giusta croccantezza).
Coprire con un panno e lasciate riposare per mezz'ora. Nel frattempo lavate e tagliate i pomodorini in due e farli cuocere per circa 10 minuti in una padella con olio. Salate e unite anche una macinata di pepe e l'origano.
Versate i pomodorini con tutto il sughetto che si è formato, sopra la focaccia. Dategli un altro giro d'olio e infornate a 180° per circa 30 minuti o fino a che sarà bella dorata.
Far raffreddare qualche minuto, tagliarla a pezzi e servire con le foglioline di basilico.




















SHARE:

mercoledì 28 maggio 2014

Focaccia di Emmanuel Hadjandreau e...Ema, amore mio


Ema, amore mio,
ti ho amato dal primo istante che ti ho visto. Ho capito subito che non eri come gli altri che promettono pane e focacce infallibili e poi ti deludono alla prima ricetta. 
Ho fatto 15 tue ricette, posso dire che nemmeno una mi ha deluso. Ogni volta rimanevo estasiata dalla bontà dei risultati: qualsiasi cosa facessi, io che non sono una specialista in lievitati, avevo la garanzia di profumi e sapori tipici del tuo modo di lavorare. 
Mi piace tutto di te. Il fatto che lavori a mano senza planetaria perchè rendi tutto più umano. Il fatto che preferisci la lunga lievitazione, l'alta idratazione, tutti elementi per ottenere un pane artigianale, proprio come piace a me che non amo molto il pane semplice da bruschetta.
Ecco amorecarobello, eccoti la tua focaccia, fatta con amore, mangiata con gli occhi al cielo e lo sguardo da Santa Rita da Cascia. 
Morbida e croccantella fuori, aereata e profumata. Una grazia divina, un paradiso da mordere.
Emmanuel, trésor, sei l'artigiano che ho sempre desiderato, le tue mani sono sicurezza, i tuoi gesti sono sapienza, la tua voce è calma.
Però appena ci sposiamo ti compro un tupé nuovo, che quel riportino di capelli un si po' vedè.



Questa focaccia è la più buona in assoluto che io abbia mai mangiato. 
Con la dose originale ne viene una. Io in questo caso ho fatto doppia dose per poter fare due gusti: una olio, sale grosso e rosmarino, l'altra cipolle rosse e olive nere.


Per 1 focaccia

200 g farina ( io ho usato quella consigliata da Ema, la T55, in Italia va bene la 00)
4 g sale
2 g lievito fresco
150 ml acqua tiepida
olio

 a piacere
cipolle, olive, rosmarino....

In una ciotola piccola, mescolare la farina con il sale. In una grande ciotola, sciogliere il lievito con l'acqua. Versare il primo mélange nel secondo e mescolare con un cucchiaio di legno per ottenere un impasto un po' appiccicoso. Oliare un'altra ciotola e adagiarci l'impasto. Ricoprire a campana con l'altra ciotola e far riposare 30 minuti. Passati i 30 minuti, sempre lasciando l'impasto nella ciotola, fare delle pieghe semplici prendendo i lembi e portandoli verso l'interno





Coprire e lasciar riposare ancora per 30 minuti. Ripetere le pieghe e coprire. Lasciar passare altre 3 ore, ricordandosi di fare le pieghe ogni 30 minuti. In tutto sono 4 ore di lievitazione lavorata, con 8 operazioni di pieghe. All'ultima operazione, la pasta sarà piena di bolle d'aria molto grandi. Rovesciatela su una teglia coperta di carta da forno e con delicatezza, per non sgonfiare l' impasto e non rompere le bolle. Coprire a campana e lasciare riposare per 10 minuti. Appiattire l'impasto per formare la focaccia, coprire e lasciare riposare ancora 10 minuti.
Guarnite con pomodorini, rosmarino, origano, olive, quello che volete, completare con un filo d'olio e lasciar lievitare per 20 minuti. Nel frattempo riscaldare il forno a 240°. Infornare per circa 20 minuti o fino a che la pasta sarà dorata.
Per sapere se è cotta, battete il sotto della focaccia con un cucchiaino. Se il suono è secco è pronta.



Una precisazione importante: il sale uccide i lieviti, per questo d'abitudine non si mettono mai insieme. Emmanuel mescola sempre il sale con la farina, e poi unisce il lievito. La domanda sorge spontanea: perchè? Mi sono informata a lungo e sul web, in tutte le scuole di panificazione, sconsigliano caldamente il contatto tra i due. Poi mi imbatto nel documentario sulla School of Artisan Food dove Ema insegna e sembra che nelle sue panificazioni lunghe e idratate, il sale rallenti la lievitazione, senza uccidere i lieviti che comunque non vengono a contatto diretto ma c'è un'unione di ingredienti secchi con quelli liquidi. Io faccio questa cosa SOLO con le sue ricette. Con le altre non ho proprio coraggio. Vi giuro sulla testa di Emmanuel (hihihi) che la focaccia era ben lievitata, ben cotta, ben apprezzata.




SHARE:

giovedì 28 febbraio 2013

Tresse au beurre (Treccia al burro)


 Siori e Siore, vi presento la treccia al burro: DADAAN!
I miei cinque chili di troppo (sul mio metrozerocinque) li devo a lei, alla treccia al burro.
E' una specialità Bernoise.
E' straordinariamente morbida, fantasticamente profumata e maledettamente ingrassante.
Ma non per il burro perchè comunque non è tantissimo, ma perchè una fetta non ti fa capire più nulla e diventa come una droga.
Si è capito che l'adoro?
La difficoltà sta nel tressage, nel fare la treccia che non è a 3 capi ma 4, e viene lavorata "in altezza" partendo dal basso verso l'alto.
Diciamo che se la sai fare, sei vista come l'Angelina Jolie della panificazione.
Io ora mi sono impratichita ma l'inizio è stato tragico.
Fare la treccia non è obbligatorio e ci sono pure altri metodi più facili ma il paragone sarebbe come avere il camino a legna e comprare la pizza congelata.










E' buonissima per la colazione con burro e marmellata ma altrettando per accompagnare formaggi, verdure, insalate.

Purtroppo è buonissima anche sola.

E questa è la ricetta per 2 trecce:

500 g farina (io uso quella per trecce, in Italia va bene la 00 tagliata a metà con la manitoba) 
2 cucchiaini raso di sale
1 cucchiaino di zucchero
10 g lievito fresco
300 ml latte
60 g burro
1 uovo + panna fresca




Unite in una ciotola la farina setacciata formando una fontana.

Scaldate leggermente il latte, scioglierci lo zucchero e il lievito sbriciolato. Versatelo nella fontana, mescolando brevemente con una forchetta.
La farina dovrà essere assorbita dal latte e dovrà formare un impasto fangoso.
Cospargete con un po' di farina, coprite e lasciate attivare per 10/15 minuti al riparo da correnti.
Passato questo tempo, unite il burro ammorbidito tagliato a pezzetti e iniziate a lavorare l'impasto con la planetaria.
Lavorate per incordare, aggiungete il sale e spolverate se necessario di farina fino a che l'impasto non si appiccichi più alle dita e  risulti molto elastico e liscio.
Naturalmente la planetaria faciliterà le cose.
Formate una palla, mettetela in una ciotola, avvolgetela o copritela con pellicola trasparente, coprite con una coperta e lasciatela lievitare fino al raddoppio.
Dividetela in due e formate senza rilavorarla, 4 cordoni leggermente bombati al centro e lunghi circa 70 cm.

Iniziate ad intrecciare e una volta terminato, rovesciate le estremità sotto la treccia, per fermarle.
Più l'intreccio sarà stretto, più l'aspetto sarà bombato.


Questo è il disegno che si trova su tutte le confezioni di farina per trecce:



In queste foto ho cercato di spiegare il tressage in "altezza".





Sistemate la treccia in una teglia coperta di carta da forno. Battete l'uovo con 3 cucchiai di panna. Spennellare con molta delicatezza.

Far lievitare ancora una volta per almeno mezz'ora o fino a quando non sarà raddoppiata. Spennellare nuovamente  e infornare a 180° per circa 40 minuti circa. Fate la prova del cucchiaino per assicurarvi che sia cotta (battendo la base della treccia, dovrà produrre un suono secco, come se dentro fosse vuota).
Farla raffreddare su una griglia.




SHARE:

Printfriendly

© MIEL & RICOTTA. All rights reserved.
BLOGGER TEMPLATE DESIGNED BY pipdig