giovedì 13 dicembre 2018

Topo Map Cake





Di solito questi cake non mi fanno mai impazzire, ma questo lo avevo salvato da un bel po' e finalmente ho trovato una mattinata per farlo, non è affatto difficile anche se puo' sembrare laborioso!
la ricetta originale la trovate qui

Si chiama Topo Map Cake perché sembra una piantina topografica!




Per una forma da plumcake da 20 cm

250 g di burro a pomata
150 g di zucchero semolato
4 uova
200 g di farina
1 cucchiaino colmo di lievito*
60 ml di latte
2-3 cucchiai di the matcha
cacao amaro in polvere

Setacciate la farina con il lievito e mettete da parte. Iniziate a battere con lo sbattitore elettrico il burro con 100 g di zucchero. Unite i tuorli uno alla volta quindi mescolando ogni volta per farlo assorbire dall'impasto. Unite la metà della farina setacciata e il latte alternandoli. Dividete l'impasto a metà e in una parte unite il the matcha. Lavate bene le fruste e battete gli albumi fino a montarli, aggiungete il resto dello zucchero a pioggia per ottenere una meringa soda che non si muoverà se si rovescia la ciotola.
Dividete idealmente la meringa in 4. Unite 1/3 all'impasto verde e mescolate molto delicatamente, questa prima parte servirà per ammorbidire l'impasto che è molto sodo. unite la seconda parte, sempre con delicatezza quando la prima sarà ben incorporata. Fate la stessa cosa con il composto di tuorli unendo i 3/4, mescolando e poi l'ultima parte. Foderate con carta forno la forma e versate una metà di impasto giallo, spolverizzate generosamente di cacao, poi uno strato verde, ancora cacao, strato giallo, cacao e infine strato verde. Infornate per circa 20-30 minuti facendo la prova stecchino.


*Ho voluto mettere il lievito per far gonfiare il plumcake ma nella ricetta originale c'è solo la farina self-rising proprio per mantenere le linee di cacao piu dritte
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sabato 2 gennaio 2016

Tortini alla ricotta e... Sora Pina





Tra foodbloggers esiste un codice non scritto, delle leggi fluttuanti nel web ma spietatamente drastiche, un contratto tacito e riconosciuto da tutte, dove vige la legge del " se copi, citi".
Ovvero, se prendi una mia ricetta per postarla nel tuo blog, metti un link sul mio.
Se non lo fai, il tuo blog passa direttamente a reato di plagio punibile dalla Blogosfera con linciaggio verbale in piazza e esilio nell'isola che non c'è.
Sì, siamo un tantinello severe ma dietro ogni ricetta c'è un bel lavoro e se vedi una tua ricetta su un altro blog senza citazione dell'autore, ti girano un po' i muffins...

Non sta scritto da nessuna parte ma si fa per gentilezza, per solidarietà, ma soprattutto per rispetto.
Now.
Anni fa, in televisione, una famosa signora, sorella di un'altra famosa signora, nella sua rubrica di cucina, ha dato generosamente la ricetta della crostata con ricotta e cioccolato. 
Ne rimasi colpita, la feci la sera stessa e l'ho rifatta molte altre volte perchè era di una bontà sublime. 
Semplice, veloce, Parodiana.
Poi ho fatto la mia entrata nel mondo del blog e vidi che in effetti questa ricetta era piaciuta a  molte persone. Un successo esagerato!
La crostata della Benedetta di qua, la crostata della Benedetta di là ma...un momento!
In tv, lei rigrazia sempre le persone che le passano le ricette, ma in modo molto generico.
Non dice mica: se volete le dosi della crostata, telefonate a Sora Pina di Casalpusterlengo e dategli 1 euro per ogni ricetta.
 No!
Lei dice:
 -"Questa ricetta è di Sora Pina ma...ve la do io!! La trovate su mio sito, sul mio libro, nel cd, nel dvd, al cinema e nelle repliche della domenica!".
 E mentre la Sora Pina prende 500 euro di pensione e beve il brodino per scaldarsi, vede alla tivvù, la sua crostata, quella che faceva la nonna di sua nonna, fatta però dalla Signora Parodi, acclamata e amata da tutti.
Vede la sua amata ricetta scritta sui libri e sulle riviste, ma del suo nome nemmeno l'ombra.
E poi arriva un giorno, quando la nipote la va a trovare portandole una crostata di ricotta e cioccolato e esclama:
-" Sai nonnina, l'ho fatta per te, l'ho vista in tivvù, è una ricetta della Parodi!
E a Sora Pina, il brodino le va un po' di traverso...
L'importanza di una semplice citazione.

Al posto della torta ho fatto 10 tortine, al posto del cioccolato fondente ho messo quello bianco.
Al posto della Parodi citerei Sora Pina, ma temo il linciaggio (in esilio già ci sono).



Per la "sbriciolata"
300gr farina
100gr zucchero
100gr burro
1 pizzico di sale
15gr lievito per dolci
1 uovo
Per la farcia
500 g ricotta
120 g zucchero 
50gr cioccolato bianco di buona qualità

Unire zucchero, farina, lievito e sale e creare una fontana. Mettere l'uovo al centro e mescolare brevemente. Aggiungere il burro a pezzetti e lavorare con le mani fino ad ottenere un impasto sbriciolato.
Per fare una torta occorre uno stampo coperto di carta forno di 24cm (dipende poi, se la volete più alta o più bassa). Per fare delle tortine singole ho usato 10 stampini di silicone (base di 5cm, apertura di 7 e altezza di 3cm)
Disporre 2/3 di composto nelle tortine, appiattendole con il dorso di un cucchiaino.
Preparare a farcia, mescolando la ricotta con il cioccolato tritato grossolanamente con un coltello e lo zucchero. Versare nelle formine.
Completare con il restante composto sbriciolato.
Cuocere a 180° per circa 30min o fino a doratura.
Lasciare raffreddare.





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giovedì 4 giugno 2015

Torta con ricotta e...L'age bête



L'age bête. 
Si chiama così, l'età compresa tra i 12 e i 16 anni dove il non più bambino ma manco ancora uomo, si trasforma in un essere irriverente, ribelle, scontroso e poco incline all'igiene personale.
Questo ex-tenero bimbetto, tutto baci alla mamma, la sola e unica donna della sua decennale vita, oggi evita il mio contatto, sposta la testa quando mi vede arrivare con le labbra arricciate, se ne sta chiuso in camera con un volume della musica che la metà basta per San Siro e la faccia immersa tra le chat di amici dove la discussione più intelligente riguarda le scarpe nuove e l'espressione più colta è un "ehy mec,come butta? " 

Nell'age bête, la scuola è un luogo per lanciarsi palline di carta, giocare a pallone e dirsi "ehy mec" di persona. Lo studio delle materie scolastiche è facoltativo, lo studio delle ragazze diventa primario e prende il sopravvento nei loro pensieri che, posso assicurare, non hanno niente a che fare con rose rosse, lettere d'amore e romanticherie...
La doccia è un'eventualità (metti che piova), il lavaggio dei denti è tempo perso, i jeans si cambiano quando stanno dritti da soli.
La stanza è un'esperienza sconcertante anche per gli acari. La sua idea di "ordine in camera" è spostare i milioni di oggetti sparsi, in modo da formare un percorso che vada dal letto alla porta.
Tra gli oggetti che spiccano all'occhio ci sono calzini orfani, mutande di dubbia data e  carte di snack con dentro lo snack, schiacciato, sciolto, risolidificato e lasciato alla legge di Lavoisier, dove la materia non si crea, non si distrugge, ma si trasforma.
Quando sposto un mobile, sono abbastanza sicura di trovare qualcosa di interessante: l'orfano del calzino di cui sopra, il compito di tedesco, noccioli di ciliegia, mele mummificate.

-"RICHARD!! -urlo dal bagno- ma possibile che quando ti fai la doccia, sembriamo una succursale del lago di Neuchatel? Ma dico io, quando andrai a vivere con la tua ragazza, vuoi fare la stessa cosa? E poi, porca miseria, ti puoi lavare le mani dopo che ti sei mangiato il croccante con le dita, prima di toccare le maniglie, i muri e la gatta? Guarda come è conciata! Ha i peli incastrati di zucchero! L'accarezzi così la tua ragazza? Con le mani sporche?" 
-"RICHARD!! Ma è scoppiata una bomba in camera tua? Ma io-mi-domando-e-dico, ma non ti vergogneresti se entrasse la tua ragazza qui? E la vuoi smettere di guardare quel cellulare e ti metti a studiare?? Cosa penserà di te Tycciane? Che sei un ignorante!! Ehi, ma mi sta ascoltando?? Beh?? Cosa è quella faccia? Stai pensando che ho ragione, ti vien voglia di darti una mossa eh"
-"No, mi vien voglia di lasciare Tycciane..."


Ringrazio di cuore Kiara per questa amabile ricetta

Ingredienti per uno stampo di 20 cm 

210 g di farina 00
80 g di burro
120 g di zucchero
110 g di uova 
50 ml di latte
10 g di lievito per dolci
1 pizzico di sale


per il ripieno
350 g di ricotta vaccina o di pecora
120 g di uova
50 g di zucchero





Montate le uova con lo zucchero e quando il composto sarà  spumoso aggiungete il burro fuso intiepidito e il latte.
Setacciate la farina e il lievito.
Incorporateli al composto aiutandovi con una spatola e per infine aggiungere un pizzico di sale.
Versate il composto in uno stampo imburrato e infarinato.
Preparare la crema di ricotta sbattendo con la frusta elettrica le uova con lo zucchero, unire la ricotta setacciata e mescolare delicatamente.
Versatela sopra l'impasto precedente e livellaTe la superficie con una spatola.
Infornare a 180° per circa 45 minuti.
Far raffreddare completamente la torta, spolverarla con zucchero a velo e decorarla a piacere.




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giovedì 21 maggio 2015

Choux Craquelin


Non so come dirlo: li ho fatti 12 volte. Io che faccio gli choux, chouquette, popelin, popelette a occhi chiusi mi sono vista arrivare il fallimento in faccia.  Sbang! Le prime  6 prove sono uscite delle frittate da forno. Le altre 4 erano sassi pieni di crema cruda. Un'altra volta era un craquelin vuoto dentro, bello profumato ma con un craquelé che se ne andava tutto da una parte. 
A quel punto ho smesso. 
Non ho smesso di farli, ho solo smesso di inventarmi le dosi delle ricette di pasticceria e mi sono buttata sulla tanto decantata ricetta di Christopher che è stata la mia dodicesima prova.
Commovente.
Venuti al primo colpo.
Li ho rifatti a distanza di una settimana per assicurarmi che la mia non fosse stata una botta di chiul ma bravura pura, talento, genio. 
Mi sono rivenuti ancora meglio e mi son detta che ero davvero brava, talentuosa, geniale.
Insomma, queste dosi sono perfette e bisogna ammetterlo: anche Michalak ha talento, dai.



Gli choux o bigné, conosciuti in tutto il mondo, sono protagonisti di torte regine come la Saint Honoré o il Profiterol. Famosi anche per essere mangiati in assolo, ripieni di creme e frutta diventano superbi se la crema e la glassa sono in cioccolato croccante. Quello che va saputo pero' è che gli choux craquelin, sono alla lunga più buoni dei primi perché hanno il croccante di zucchero che li rende irresistibili.




Ricetta di Christophe Michalak

Per il craquelin
40 g burro
50 g zucchero di canna

50 g farina

Per la pâte à choux
50 g latte
50 g acqua
45 g de burro
1 pizzico di sale
1 pizzico di zucchero
55 g farine
100 g uova (2 uova piccole)








Preparazione craquelin
Mescolate gli ingredienti per ottenere una pasta omogenea. Stendetela con l'aiuto di due fogli da forno a circa 2 mm di spessore. Conservate in frigo.

Preparazione pâté à choux
Riscaldare il forno a 250°. Fate bollire l'acqua con il latte, lo zucchero, il sale e il burro a pezzetti piccoli in una casseruola.Togliere dal fuoco e aggiungere la farina setacciata, in una sola volta. Mescolare energicamente fino a formare una palla lucida e omogenea che si stacca dalle pareti della casseruola. Rimettere sul fuoco continuando a girare per un paio di minuti, al fine di asciugare la pasta. Trasferirla in un'altra casseruola e farla raffreddare, mescolando di tanto in tanto. Aggiungere le uova leggermente battute, in due volte. Non aggiungere la seconda parte fino a che la prima non sia stata completamente assorbita.
Questo passaggio è molto delicato. Si deve usare esattamente 100 g di uova perché sono la dose perfetta in proporzione agli altri ingredienti.
Con l'aiuto di un panno pulito o di un pezzo di carta assorbente, imburrare molto bene la leccarda, è importante non usare fogli oliati perché potrebbe compromettere la riuscita della ricetta. Mettere il mélange nella sac à poche e formare degli choux tenendo il beccuccio sempre vicino al piano orizzontale. Prendere il foglio di craquelin dal frigo e tagliare con il coppapasta dei cerchi grandi quanto la circonferenza degli choux e disporli sopra gli stessi.




Spegnere il forno e infornare subito per 10 minuti, poi, riaccendere il forno a 160° e proseguire la cottura per 20/30 minuti, a seconda della dimensione e del tipo di forno. Non aprire lo sportello prima del termine della cottura. Quando saranno pronti, aprire il forno e lasciare uno spiraglio bloccandolo con il manico di un cucchiaio di legno. Far raffreddare completamente. Farcirli a piacere con panna montata e frutta fresca.











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mercoledì 11 febbraio 2015

Bugnes Lyonnaises


Ho temuto il peggio.

Io non faccio mai ricette di Natale per Natale, le uova pasquali per Pasqua o i cuori per San Valentino e tanto meno le frittelle per Carnevale. 

E' più forte di me: l'anticonformismo ereditato da mio padre è ben saldo nel mio carattere da Signorina No.
Inoltre non sono mai à la page, quindi ricordo di fare le frittelle sempre quando l'onda è passata. Ultimo deterrente: non ho cappa in cucina (oddio, forse non si può nemmeno chiamare cucina quella che ho), indi friggere è deleterio non solo per me ma per tutto il condominio.
Ho temuto il peggio quando mi son resa conto di aver comprato l'olio di semi per friggere perché avevo deciso di fare le frittelle proprio come una normale foodblogger farebbe in questo periodo. Sto invecchiando? La Signorina No si sta addolcendo e sta lasciando il posto ad una vecchina tutta sorrisi e frittelle da zuccherare?
Ho temuto il peggio anche quando in 40 minuti netti ho pesato, impastato, fritto e fotografato per avere anche io la mia ricetta di Carnevale sul blog.
Si chiamano Bugnes, vengono da Lione e sono dei bignet dolci, fritti che vengono preparati per il Martedì Grasso. Le origini sono antichissime e la loro forma è infiocchettata: vengono tagliati dei rombi, incisi al centro e rovesciato l'angolo all'interno del taglio. 
Sì, ho temuto il peggio ma mi son consolata quando ho pensato che vengono aromatizzate con fleur d'oranger oppure rhum. 
E a me non piace né l'uno né l'altro.
Pfiuu, stavo per perdere la faccia da Signorina No.
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lunedì 12 gennaio 2015

Maritozzi alla panna e...marit(tozzi)


L'ultimo anno delle superiori è stato caratterizzato da Sabati mattina nel bar di fronte alla scuola, per l'agognato e meritato maritozzo. Era una colazione che non conoscevo prima e che ho adorato da subito. Sono stata colpita prima dal nome originale e poi dalla dolcezza della brioche, molto diversa dal classico cornetto che avevo avuto modo di assaggiare.
Credo che nei sabati con interrogazione a tappeto, mi sono anche concessa il bis. Una volta diplomata il maritozzo è sparito dai miei sabati, dalle mie colazioni e dalla mia vista. 
Pochi giorni fa, mio figlio ormai in partenza verso il simpatico e solare mondo dell'adolescenza, entra a casa ciondolante, lamentandosi ad ogni movimento:
-"Mamma sto malissimo, avrò la febbre a 40°, ho l'ebola, sto morendo"
Tocco la fronte, lievemente calda. Lo sdraio sul letto, lo devo svestire, muovere, consolare. E' un cataclisma, la voce e l'intonazione sono quelle di un morente in attesa dell'estrema unzione. 
Gli misuro la febbre: il termometro si sforza di arrivare a 37,1.
Tzé, uomini.
'Nnaggia a loro.
Si addormenta in 15 secondi netti, rimango in silenzio a pensare che tra poco sarà un vero uomo e poi, probabile, un marito, il classico marito che a 37° di febbre fa chiamare il prete. 
Marito...maritozzo...chissà se è tanto difficile la ricetta mi chiedo passando da mode: mamma a mode: foodblogger. Ne trovo una, l'unica che non esagera con l'uovo né con quantità Montersiniane. Il silenzio ambulatoriale e il fatto che in casa, per destino, avessi tutti gli ingredienti, mi ha fatto scattare dalla sedia e iniziare l'impasto per la brioche. 
E mentre il futuro marito(zzo) di qualche (s)fortunata giovane moglie se la dormiva, io alle 23 spaccate avevo bello che farcito, un leggerissimo dolce romano, il ricordo di un bel sabato senza interrogazione, il peso piuma delle brioche e il peso morto sulle cosce.
Tzé, maritozzi.
'Nnaggia a loro.
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martedì 23 dicembre 2014

Mousse di castagna



La ricetta è colpa della fissazione per le castagne che continuerò a cucinare fino all'ultima buccia che trovo al super.
Le trovo versatili e buonissime sotto tutti i loro aspetti.
Questa volta ci ho fatto una mousse che potrete fare con la confettura di marroni che vi è rimasta.
E se non vi è avanzata, andate a comprare la confettura di marroni Faugier se abitate al nord o quella di Bonne Maman che dovrebbe arrivare anche fino a Ragusa.
Se le trovate, il vostro mondo sarà in discesa: aggiungete panna montata, gelatina e il gioco è fatto.



Ricetta di Corinne Jausserand

Per 4 castagnofili

250 g crema di marroni
2 fogli di gelatina
200 ml panna da montare

La panna per montare deve essere freddissima, mettere anche le fruste e a ciotola nella quale sarà montata, in frigo per 1 oretta. Ammollare la gelatina in acqua fredda per 5 minuti. Far scaldare a fuoco molto dolce la crema di marroni, strizzare la gelatina e incorporarla alla crema tiepida mescolando molto bene. Versare la preparazione in una ciotola. Montare la panna a chantilly e unire la crema ormai intiepidita, mescolando delicatamente. Versarla in 4 verrine e lasciare in frigo per almeno 4 ore.



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mercoledì 3 dicembre 2014

Gnocchi dolci al cioccolato, castagne e nocciole


All'inizio erano tartufi. 
Tartufini di cioccolato e crema di castagne con il solo mero scopo di finire vasetto e scarti di cioccolata.
Ok, non esistono scarti di cioccolata a casa mia, era solo per vedere che effetto faceva scrivere "scarto" accanto alla parola "cioccolata".
Destino vuole che mentre son là impegnata in questa difficilissima ricetta dal procedimento lungo e impervio, il mio occhio cade sulla tavoletta zigrinata degli gnocchi. 
E luce fu.
Il tartufo si fa gnocco. Tutto bello pimpante passeggia con aria da macho italiano con il cuore morbido di castagna e tutte gli cadono ai piedi.
Io no eh, sono a dieta: ne ho assaggiato giusto uno per vedere se passava il test per entrare tra le mie ricette.
Un altro l'ho dovuto assaggiare per esserne sicura e il terzo per esserne sicurissima (che non mi si dica che non mi sacrifico per voi).
Credo che sia un'ottima idea da mettere nelle bustine trasparenti o nelle scatolette natalizie e regalarli alle zie e cugine che ringrazieranno sentitamente per aver evitato il bagnoschiuma Perlier, la saponetta profumata alla lavanda e il foulard anni '80.

Per circa 50 gnocchi

200 g cioccolato fondente al 64%
200 g crema di marroni
80 g nocciole in granella
cacao amaro

Mettete il cioccolato a sciogliere a bagnomaria. Fatelo raffreddare fino a 32° quindi versatelo in una ciotola dove avrete messo la crema di marroni. La temperatura è importante perché se aggiungete il cioccolato fuso unito alla crema si indurirà rovinando il composto. Se non avete un termometro, a occhio (anzi, a dito!) controllate che il cioccolato sia intiepidito e non bollente.
Aggiungere la granella, mescolare bene e lasciare in frigo per 20 minuti.
Il composto si indurirà e sarà perfetto per creare dei cordoncini, tagliarli a tocchetti e passarli sul legnetto zigrinato proprio come si fa per gli gnocchi.
Spolverizzate, cospargete, arrotolare con cacao amaro, se volete, proprio come si fa per i tartufi.

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venerdì 28 novembre 2014

Baci di meringa alle castagne e Baileys


La Signorina No ama le castagne. 
La farina di castagne, le castagne cotte, abbrustolite, lesse, crude, a purea, a confettura e per contorno.
Reduce da un mezzo milione di crème brulée dove occorrono solo i tuorli, mi sono ritrovata qualche albume da smaltire e poca voglia di mettermi a pasticciare.
Qual è la cosa più veloce e semplice da fare con gli albumi?
Meringhe.
E un modo un po' originale per presentarle?
I baci.
E cosa ci mettiamo dentro che non sia troppo dolce?
Castagne.
Siamo o non siamo delle alcolizzate?
Sì, mettiamoci anche il Baileys che adorolo.
Come sono venuti questi baci con castagne e Baileys?
La meringa è in assoluto la cosa più vicina al glucosio puro. Ma con la castagna l'amore è assoluto perché quest'ultima , nonostante il gusto dolce nasconde una nota amara che lega perfettamente con la zuccherosa nuvola bianca. 
Un piccolo Mont-Blanc in bocca con le note irlandesi della vellutata crema di whiskey.








Circa 10 baci

2 albumi
120 g zucchero a velo

250 g castagne fresche
1 cucchiaio zucchero a velo
1 cucchiaio Baileys



Incidere le castagne e cuocerle per 20 minuti. Pelarle con un paio di guanti da alimenti (scottano!) e sbollentarle ancora per 10 minuti, fino a che saranno morbide. Ancora bollenti, passarle allo schiacciapatate. Raccogliere la purea in una ciotola, unire lo zucchero (solo un cucchiaio o ometterlo del tutto: le meringhe sono abbondantemente dolci e il Baileys gli da man forte), unire il Baileys e mescolare bene. Conservare in frigo.
Accendere il forno a 70/80°.
Montare gli albumi a temperatura ambiente. Appena diventeranno bianchi, far cadere a pioggia lo zucchero a velo, continuando a montare. Si deve ottenere un composto brillante e molto sodo. Capovolgendo la ciotola, devono vincere la forza di gravità.
Per le meringhe io stavolta ho usato una bocchetta liscia da 8mm, ma potete benissimo usare quella che più vi piace.
Con la sac à poche create delle cacchin...ehm...delle meringhette e infornate per almeno 1 ora e mezza.
Io uso sempre il foglio in silicone ma va benissimo la carta da forno.
La temperatura e il tempo sono relativi: dipende dalla potenza del vostro forno (tenetelo comunque basso, le meringhe non  devono cuocere ma solo asciugare) e regolatevi con il colore (devono essere asciutte e il bianco più opaco) e al tatto devono risultare asciutte e staccarsi con facilità dalla teglia.
Una volta asciutte, unitele a due a due con la purea di marroni, usando la sac à poche o un cucchiaino.











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mercoledì 26 novembre 2014

Crème brûlée alla vaniglia Bourbon






Ci sono riuscita: dopo 3 anni di blog, pubblico la mia prima crème  brûlée(pron:crem briulè). E con questa, la più classica, inizio la saga delle crème brûlée (sì, ce ne saranno altre ancora, quindi come dicono i ggiovani, stei tiun).
Premessona: che differenza c'è tra la francese e la crema catalana? Dettagli nella preparazione e una cottura diversa. Al forno per la francese, a bagnomaria la catalana.
Non mi fate la crème brûlée cotta a bagnomaria perché potrei incattivirmi.
Panna o latte? Risultato visivo identico, gustativo diverso: con il latte risulta più leggera.
Cannello o grill? Assolutamente, per tutta la vita, il cannello.
Ogni volta che fate una crème al grill, un francese muore.
Per favore, se non lo fate per la freternité, almeno fatelo per la liberté.
La classica delle classiche è la crème brûlée con la vaniglia, in particolare quella di Bourbon della splendida isola di Réunion.
Per riconoscere il buono stato di salute della bacca, basterà attorcigliarla al dito. Se lo fa con facilità, come un caucciù, è ottima.

E anche oggi, il mio sporco lavoro l'ho fatto.
Iniziamo?

Per 4 cocotte di 11 cm di diametro e alte 2

500 ml panna
90 g zucchero semolato
5 tuorli
1 bacca di vaniglia
zucchero semolato o di canna per la croûte




Scaldare il forno a 100°.
Incidete la bacca in due e prelevate i semi.
Versate la panna in una casseruola e fatela scaldare dolcemente con i semi e la bacca.
Non portare ad ebollizione, togliere dal fuoco e togliere con un colino, o una schiumarola, la panna formata in superficie.
Lasciare in infusione 5 minuti. Nel frattempo, battere i tuorli con lo zucchero fino a che non saranno spumosi e bianchi.
Travasare i tuorli in un bricco. Togliere la bacca dalla panna e versarla a filo nei tuorli battuti, facendo molta attenzione a non creare schiuma.
Mescolare e versare nelle cocottes, disposte su una placca da forno.
Infornare per circa 1 ora. La crema deve risultare ancora morbida al centro. Far raffreddare un po' e mettere in frigo fino al raffreddamento totale. 
Al momento di servire, cospargere la superficie di zucchero semolato fine, e caramellare 
con il cannello, partendo dai bordi.
Far raffreddare uno o due minuti e servire.
E' d'obbligo "bussare" sulla crosta e spezzarla con un colpo secco di cucchiaino. Divina.






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lunedì 24 novembre 2014

Chouquettes classiques e...cielo grigio perla


-"Buonasera Carlo, come va? Ho prenotato per tre alle 16:30, siamo un po' in anticipo..."
-"Buonasera Signor Thur, che piacere! Signora, lieto di rivederla. E chi è questo piccolo uomo? Ma come siamo cresciuti! Venite, vi faccio strada."
Il Signor Carlo passa davanti al banco delle prenotazioni, sorride alla signora Thur, fa l'occhiolino al bimbo e li guida verso il tavolo.
Il salone per metà vuoto ospita pochi tavoli apparecchiati con servizi e tovaglie dal gusto delicato e chic. Lampadari minimal in stile primi del 2000 pendono da soffitti color perla. Le pareti a oleogramma ritraggono paesaggi di montagna ancora inesplorati e  il pavimento trasparente, un classico del decennio precedente, ospita pesci tropicali enormi.
Ai signori Thur piace quel posto molto retrò, amano fare un tuffo nel passato e godere di un servizio con esseri umani al posto dei Rob.
Il Signor Carlo sposta delicatamente la sedia alla signora, fa il giro di destra e con un inchino accennato esclama:
-"Voilà signori, potete cominciare  a ordinare quando volete, il numero di codice è 496. Buona merenda."
I coniugi Thur tirano fuori il loro Nat, lo accendono e si immergono nel mini schermo per scorrere il menù del locale e ordinare un buon dessert.
Jess invece resta qualche minuto in silenzio, fissando gli enormi pesci colorati sotto ai suoi piedi di bimbo. Sul web aveva letto che un tempo questi pesci erano piccoli e vivevano  nell'Oceano Indiano e che solo da una cinquantina d'anni erano diventati animali da acquario, che avevano triplicato la loro dimensione e che i loro colori erano personalizzabili dalla nascita. Il locale li aveva comprati color perla. 
In pendant con il soffitto.
-"Mamma, perché non ci sono più pesci nell'Oceano Indiano?
-" Amore, sto scegliendo il menù. Informati su Wiky, vedrai che ci sono tutte le risposte che cerchi" disse la signora senza staccare gli occhi dal Nat.
-"Io prendo un cannolo - dice il signor Thur -  sembra che sia un antico dolce del sud Italia. Hai già ordinato qualcosa anche per il bimbo?"
-"Per chi? Ah, no, non ancora. Amore - chiede la madre al figlio- cosa vorresti mangiare? Le vuoi le chouquettes, che ti piacciono tanto?"
-"Mamma, perché le chouquettes sono vuote dentro?"
-"Jess, quante volte te lo devo dire? Guarda sul tuo Nat e digita chouquettes. Wiky ti può dare tutte le risposte che cerchi."
I coniugi Thur ordinano la merenda tramite Nat, nel giro di 4 minuti dal centro della tavola sale una campana con all'interno i dessert scelti. Le bevande saranno portate al tavolo tramite il nastro trasportatore color perla. Il Signor Thur clicca l'invio di una bicchiere di acqua al caramello per Jess, poi si rituffa dentro lo schermo come la moglie.
Lui inizia il briefing dell'ufficio, lei attiva la lampada abbronzante Tan-App, chiude gli occhi e tiene il Nat a all'altezza del viso.
Jess fissa lo schermo del suo Nat nuovo. 
Potrebbe accendere e spegnere le luci di casa con un click, potrebbe giocare a palla virtuale con gli amici. Amici che non ha mai visto in faccia. 
Potrebbe comprarsi con la sua carta, un cucciolo di leone e nutrirlo, curalo e educarlo.
"Ora hai il tuo Nat anche tu amore - le diceva la mamma - smetti di fare le domande a me e tuo padre e cerca sul web la risposta."
Ma Jess non vuole risposte, vorrebbe uno sguardo presente. Oppure parlare per più di 1 minuto con qualcuno senza che poi questo qualcuno si rituffi tra i cristalli del Nat. 
E' solo. 
Con un cielo perla, una terra di pesci giganti, delle pareti sensibili e in arrivo un piattino di chouquettes e non sa nemmeno perché son vuote dentro.  
Più in là in un altro tavolo, 4 uomini in cravatta guardano ciascuno il proprio piccolo schermo tra le mani. Nel tavolo dietro, una giovane coppia: lei si scatta foto per poi inviarle al mondo e lui gioca a biliardo tramite Nat.
Il tavolo di fronte è piccolo ed è occupato da una sola persona. Una donna che mangia, guardando ogni forchettata come fosse magica. Accanto, sopra il tavolo, tiene una scatoletta nera. La prende, ci guarda dentro, tocca con le dita esili qualche pulsante e preme.
Click, sente Jess. 
E poi ancora click,click,click.
-"Mamma!"
La madre sta mangiando con la destra e facendo passeggiare il cane tramite la DogApp con la sinistra.
-"Mamma!! - insiste il piccolo indicando la ragazza - cosa sta facendo quella signora?"
La madre non si volta, resta incollata sul device.
-"Jess - risponde la madre con voce annoiata- falle una foto e invia l'immagine sul web. Vedrai che trovi quello che cerchi."
La donna del tavolo singolo  finisce di mangiare, paga tramite Nat e si alza. Va verso la grande terrazza, guarda qualche secondo il panorama, guarda dentro la scatola nera e preme il pulsante.
Il bambino la osserva rapito. Abbassa lo sguardo sulle sue chouquettes, ne prende una con le dita e la apre a metà.
E' vuota, una cavità assolutamente vuota e asciutta.
-"Papà, ma perché le chouquettes sono vuote?"
Nessuna risposta, un silenzio vuoto e asciutto.
Jess con un balzo scende dalla sedia, rincorre qualche pesce e esce nella terrazza.
Guarda la ragazza da dietro una colonna, si avvicina e si fa uscire dalla bocca un turbinio di domande:
-"Che cosa stai facendo? Cosa fai con quella scatola? A cosa serve?"
-"Ciao! Ti piace? Si chiama Reflex ed è una vecchia macchina fotografica, cioè serve a fare fotografie, come il tuo Nat. E' un po' più difficile ma i risultati sono bellissimi!"
La donna si porta la macchina all'occhio, ruota qualche rotella e click, click!
-"Io non l'ho mai vista..."
-"Bhé, non è più in vendita ormai da tanto tempo, purtroppo. Ma è una storia lunga, potresti conoscerla dal tuo Nat..."
-"Oh no, ti prego, raccontamela tu!" piagnucola il bimbo.
-"Questa macchina l'ho ricevuta in eredità da mia nonna ed era della sua mamma.
C'è stato un periodo tanto tempo fa, nel quale molte persone si appassionarono di cucina. Creavano i loro diari sul web, preparavano le ricette, le fotografavano per poi condividerle, come faceva la mia bisnonna. Questa passione però in una decina di anni prese una piega piuttosto pericolosa.
Le foodblogger, così venivano chiamate, iniziarono dapprima ad acquistare libri e utensili per cucina, poi reflex, obiettivi e attrezzatura di ogni genere. La loro cucina a poco a poco si trasformò in studio fotografico, le camerette dei loro bimbi in depositi per props.
Non esisteva più un pasto caldo e normale per la famiglia. Prima si dovevano fare le foto e poi, solo dopo aver verificato la riuscita dello scatto, i familiari potevano mangiare.
Molte di loro, per gli acquisti legati al blog, iniziarono a sacrificare i beni primari per la famiglia. 
Altre viaggiavano di continuo, invitate a eventi e manifestazioni culinarie, tralasciando casa e lavoro.
Tra loro iniziò una guerra fredda all'ultimo piatto. A suon di scatti di sfidavano in preparazioni e foto. Con l'andar del tempo molte persero la dignità, molte altre si incattivirono, altre ancora facevano carte false per poter emergere nella blogosfera.
Vennero fuori milioni di corsi per imparare a far le foto e milioni di corsi per diventare chef di cucina.
Le aziende di prodotti alimentari intuirono un guadagno facile, velocissimo e come avvoltoi si buttarono a capofitto, proponendo collaborazioni e scambi di visibilità.
I giri di affari e le conseguenti speculazioni arrivarono a livelli esagerati.
Internet si riempì di bruttissime immagini di torte accartocciate, involtini tristissimi con puré liquidi e calamarate scotte in foto sfocate.
Ristoratori e chef di cucina chiesero e ottennero il divieto di scatto. La polizia statale invece ebbe il permesso di cancellare da tutti i siti le foto che superavano il limite di decenza. Con questo, molte persone abbandonarono le loro macchine, in futuro nessuno le comprò più, nemmeno i fotografi veri che come gli altri, avevano subìto il divieto. La passione non venne più coltivata, si perse a vantaggio di Nat sempre più intelligenti, leggeri e intuitivi e le reflex finirono tra i rifiuti.
Quanto è assurdo tutto questo! Quanto avrebbero potuto imparare l'una dall'altra, condividere una passione, migliorarsi nella cucina e nella fotografia senza stupide competizioni e ipocrisie. E' stupido ma ci penso e ci ripenso..."
-"Sì, è stupido." esordisce Jess.
-"Prego?" dice la donna come se si accorgesse ora del bambino.
-"Ho detto che è stupido il fatto che tu sia ancora là a pensarci." 
Il bambino si mette a sedere sul muretto. La guarda e con gli occhi le fa cenno di mettersi a sedere accanto a sé. 
"Non mi interessano le guerre che vi fate voi grandi, le trovo infantili. Piuttosto, parliamo di cose serie: perché le chouquettes sono vuote?"



Per circa 24 chouquettes


100 ml acqua    
25 ml latte
50 g burro         
1 presa di sale
2 cucchiai zucchero    
75 g farina 
2 uova    
granella di zucchero




Tagliate a pezzetti il burro e portatelo ad ebollizione con l'acqua, il sale, lo zucchero e il latte. Appena bolle, togliete dal fuoco e unite tutta in una volta la farina setacciata. Mescolate bene con una spatola rigida fino a rendere omogeneo il composto. Rimettere sul fuoco per un paio di minuti girando continuamente in modo da farla asciugare. A questo punto, fate raffreddare completamente la palla formata, in una ciotola. 
Battere brevemente le uova e aggiungerle all'impasto poco alla volta, mescolando bene e aspettando che la prima parte sia stata assorbita prima di versare l'altra. E' possibile che ne avanzi un paio di cucchiai, regolarsi in base alla pasta: non deve assolutamente essere liquida ma  si deve ottenere un impasto a nastro spezzato ovvero, facendo cadere la pasta dal cucchiaio di deve formare un nastro che si spezza. 
Riscaldate il forno a 180°. Imburrate bene la teglia da forno Mettete il composto nella sac à poche con un beccuccio liscio di 1,2 cm oppure stellato e  formare dei mucchietti, distanti qualche cm tra loro. Spennellate con molta delicatezza con quel poco di uovo battuto rimasto, schiacciando anche il becco che si è formato e cospargete di granella di zucchero. Infornate per 15 min o fino a doratura. Lasciate socchiuso il forno per circa 15 min per farli raffreddare gradualmente. 
L'interno deve risultare vuoto e asciutto.
Si possono mangiare semplicemente così oppure farciti di chantilly, pasticcera o ganache.
Le chouquettes (come le altre preparazioni a pase di pate a choux), sono formate da una buona dose di liquidi (acqua e parte delle uova) che in forno tenderanno a evaporare ma trovando la barriera dei grassi nell'involucro (uova e burro), il vapore spingerà verso l'alto l'impasto per poter uscire. Per questo le chouquettes sono vuote dentro...

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